Fonti di energia: come scegliere un fornitore rispettoso dell’ambiente

Energia rinnovabile in Italia

Delle energie rinnovabili si parla molto: ma in Italia sono realmente utilizzate e in che misura? Sono “efficaci” come quelle tradizionali e in che modo impattano sul suolo e sull’ambiente? Possono aiutare a risparmiare in bolletta? Prima di iniziare a rispondere a queste domande, passiamo brevemente in rassegna la situazione italiana.

L’energia elettrica è un “bene” che spesso diamo per scontato, ma è alla base di moltissime attività quotidiane. Per questo il fabbisogno sta crescendo sempre di più e, per salvaguardare l’ambiente in cui viviamo, in Europa e in Italia si sta provando a rivolgersi a nuove risorse meno impattanti sull’ambiente.
In particolare sono tre gli ambiti in cui si consuma maggiormente questo tipo di risorsa: elettricità, riscaldamento e trasporti.
A che punto è l’Italia nell’uso delle risorse “pulite”?
Passiamo ad esaminare alcuni dati tratti dal report 2017 del GSE (Gestore dei Servizi Energetici).

Dati sulle energie rinnovabili in Italia

Come emerge nel Rapporto Statistico elaborato dal GSE, nel 2017 l’energia elettrica fornita da fonti rinnovabili ha coperto circa il 35% del fabbisogno del nostro Paese; questa quota è stata raggiunta grazie a fonti idroelettriche, eoliche e fotovoltaiche.

Allargando lo sguardo ad un contesto più ampio, quindi considerando anche calore e trasporti, la percentuale si ridimensiona al 17,7% e al 10%. Ciò significa che, su un fabbisogno totale dell’Italia di 123 Mtep (Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), le energie rinnovabili ne hanno forniti 21,8.

Rispetto agli obiettivi fissati dall’Italia per il 2020, questo risultato si trova in linea.
Il settore più “arretrato” in questo senso è quello dei trasporti: in tale ramo, infatti, solo il 7% del fabbisogno energetico è coperto dalle risorse alternative, mentre per il 2020 era stato fissato un obiettivo del 10% e per il 2030 del 20%.

Si segnala, per quanto riguarda il fotovoltaico, un aumento degli impianti domestici di piccola potenza (sui 20 kW). La Lombardia si attesta come la regione in cui sono presenti più impianti fotovoltaici, seguita a ruota dal Veneto, mentre la Puglia è il territorio dove è stata prodotta più potenza.
D’altro canto, troviamo invece come fanalino di coda quanto a concentrazione di impianti fotovoltaici Molise, Basilicata, Liguria, Valle d’Aosta.

Nell’ambito dell’eolico, invece, si può notare come gli impianti di questi tipo siano prevalentemente concentrati sulle Isole e nelle regioni del Sud: ciò è comprensibile se si considera la ventosità di queste zone.
Si può notare, inoltre, come anche in questo settore abbiano avuto un incremento importante gli impianti minieolici: essi sono in grado di coprire le esigenze domestiche e delle piccole attività produttive.

Nel settore idroelettrico, il 49% dell’energia prodotta con questo metodo in Italia è ancora fornita dall’uso impianti ad acqua fluente, prevalentemente distribuiti su Alpi e Appennini. Da sottolineare, anche qui, un aumento del mini idroelettrico.

Quali sono le fonti di energia pulita?

Nel paragrafo precedente abbiamo nominato tre fonti alternative per l’energia elettrica: fotovoltaica, eolica e idroelettrica. Ma proviamo ad andare più nello specifico: ci sono altre fonti di energia alternativa? Perché sono così importanti? Perché vengono definite “pulite”?
Alla base del concetto di “energia pulita” c’è la convinzione e la necessità, diventata sempre più pressante col passare del tempo, di ridurre l’impatto modificante dell’uomo sull’ambiente. Dunque, una risorsa considerata “pulita” è una fonte di energia che, almeno tentativamente, non inquina il pianeta, o comunque ha molto meno impatto di quelle “tradizionali”, come carbone o petrolio.
D’altra parte, queste ultime hanno anche un altro difetto: quelle di essere “a esaurimento”; infatti sono di origine fossile, e vengono consumate a una velocità molto maggiore di quella necessaria a riformarsi in natura. Perciò, una volta esaurite, non saranno più disponibili, se non dopo molti anni.
Al contrario, molte delle fonti di energia alternativa sono “rinnovabili”, ovvero destinate a non finire mai, almeno finché esisterà la terra.

Andiamo ora a descrivere in modo più approfondito ciascuna di queste fonti.

  • Energia eolica: l’aggettivo “eolico” proviene dal nome del dio greco “Eolo”, che presiedeva ai venti. Dunque questo tipo di energia è quella prodotta dal vento, appunto. In che modo? Tramite le pale eoliche, mosse dall’energia cinetica degli spostamenti d’aria. In Italia esiste in potenza la possibilità di ottenere circa 5000 MegaWatt all’anno con questa modalità. Al momento, gli impianti eolici già esistenti permettono di “risparmiare” all’atmosfera circa 2.600.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno.
  • Energia solare: la fonte di questa tipologia di energia, come dice il nome, è il Sole, la stella che illumina la Terra e la irraggia con una quantità di energia 10.000 volte maggiore a quella che al momento l’umanità è in grado di sfruttare. Essa serve a produrre calore ed elettricità, per mezzo di pannelli fotovoltaici.
  • Energia geotermica: in questo caso, viene sfruttato come fonte il forte calore proveniente da formazioni di tipo vulcanico o dalle parti più profonde della crosta terrestre. Quest’ultima, infatti, aumenta la propria temperatura all’aumentare della profondità: circa 3° ogni 100 m. Al momento, in Italia questa modalità estrattiva è reperibile solo in Toscana.
  • Biomasse ed energia termica: sfrutta il calore proveniente dalla combustione di materiali di origine naturale (vegetale o animale), oppure da corpi scaldati dal sole. A volte si rende necessario un depuratore.
    Energia idroelettrica: questa tipologia di energia, in Italia, è l’alternativa per eccellenza a quelle di origine fossile, coprendo il 15% del fabbisogno. Viene originata dalla forza provocata meccanicamente dall’acqua. Per ottenerne il massimo rendimento, può essere necessario costruire dighe, condotte forzate o bacini artificiali, spesso deviando o spostando fiumi e laghi: in questi casi, dunque, se da una parte la produzione di energia è effettivamente “pulita”, l’impatto ambientale rimane, in quanto si va ad agire sull’ecosistema a priori, nel creare le condizioni per produrre energia. Comunque si parla di energia idroelettrica (nello specifico, “mareomotrice”) anche quando per produrla viene utilizzato il moto delle maree, delle correnti e delle onde.

Le fonti rinnovabili e gli effetti sul suolo

Sebbene le fonti di energia rinnovabile siano, appunto, “pulite”, e quindi non emettano quasi per niente CO2, in alcuni casi la costruzione di impianti a loro dedicati può creare problemi nell’uso del suolo. Ad esempio, le turbine hanno bisogno di molto spazio fra l’una e l’altra; in talune situazioni, tuttavia, il terreno interposto può essere usato come agricolo; cosa, questa, che non può succedere con i lembi di terra occupati dai pannelli del fotovoltaico.

Energia elettrica rinnovabile: cosa guardare per scegliere il fornitore giusto?

Come nel campo dell’energia elettrica proveniente da fonti “tradizionali”, i fornitori di energia proveniente da fonti rinnovabili sono molti e, come è normale nel mercato libero, possono proporre offerte di vario genere ed entità.
Al tempo stesso, è importante saper comprendere quali di essi siano realmente in grado di provare la provenienza da fonti rinnovabili dell’energia venduta.

Quali sono i criteri da osservare?

Il più importante è sicuramente quello della Garanzia d’Origine (spesso abbreviata come GO).
La Garanzia d’Origine è una certificazione elettronica rilasciata dal GSE agli impianti produttori qualificati, nella forma di un titolo GO per ogni MWh di energia elettrica rinnovabile messa in rete.

Le imprese di vendita, per certificare la provenienza dell’energia venduta, devono approvvigionarsi di titoli GO in quantità pari ad essa.

I titoli GO, inoltre, servono a fare in modo che la stessa vendita di energia rinnovabile non sia conteggiata due volte e non debba essere rivendicata da due consumatori; perciò, quando l’impresa vende un certo quantitativo di energia rinnovabile, ne rimuove dal sistema i relativi titoli GO (o meglio, li “annulla”).

I titoli vengono annullati, rilasciati e trasferiti tramite un apposito portale web.

A conseguenza di ciò, il consumatore che vuole accertarsi che la propria energia sia realmente proveniente da fonti rinnovabili, può richiedere il Certificato di Annullamento: esso attesta che l’energia che ha acquistato è stata prelevata da quella certificata con Garanzia d’Origine.
Ogni Certificato di Annullamento possiede un proprio codice univoco che lo identifica; inoltre su di esso si può trovare anche il codice ID dell’impianto dal quale provengono le GO annullate.

Al momento di scegliere un fornitore, dunque, se il contratto prevede che l’energia fornita provenga da energia rinnovabile, è bene controllare che l’impresa di vendita sia in grado di annullare i certificati di origine e presentare il relativo certificato.
Il procedimento di annullamento ha luogo dopo un anno dall’inizio della fornitura.

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